Ho partecipato alla realizzazione dell’antologia che cito nel titolo dell’articolo (e di cui vedete l’immagine nella foto finale, edita da Apollo Edizioni) per l’interesse verso l’argomento proposto. Ci era stato chiesto di scrivere il nostro pensiero, sentire o fantasia rispetto alla compresenza delle due festività che si celebrano il 31 ottobre: quella inglese da cui tutto ha avuto origine, Samhain, e quella americana che ne è derivata, Halloween.
Il contenuto del mio testo è frutto della mia fantasia ed è realizzato sulla base di ciò che conosco riguardo alle due realtà riguardanti questa festa.
Il racconto parla di come potrebbe essere avvenuto il passaggio dalla celebrazione della vigilia di tutti i santi come momento di incontro con gli spiriti dei defunti, come avveniva in Irlanda, alla festa che invece oggi tutti conosciamo come Halloween, nata per trasformazione della precedente in America e ormai diffusasi ovunque, tornando quindi anche in Europa, in forma di maschere “spaventose”, dolcetti e scherzetti. Una revisione poetica del personaggio mitico di Jack O’Lantern e una “personalizzazione” di Samhain come spirito guida che lo accompagna in un percorso di accettazione e cambiamento di se stesso.
Welcome Jack
In cerchio intorno al fuoco, spiriti e uomini davano il benvenuto alla notte dell’anno in cui era permesso loro di incontrarsi. Stavano accendendo le candele, quando Samhain udì un fruscìo e una risata sinistra in lontananza, ma nessun altro sembrava essersi accorto di niente.
Jack, nascosto fra gli alberi, guardava la scena. Ogni notte di fine estate, da quando era morto, si recava in quei luoghi per partecipare a quel rito ma a causa dei suoi tremendi trascorsi non era mai riuscito a far parte del cerchio. Così come del resto non era mai potuto entrare né in Paradiso né all’Inferno. Avrebbe fatto l’ultimo tentativo per avere ancora un contatto con qualcuno, poi si sarebbe arreso. Aveva portato con sé catene, campanacci e alcune ossa rubate dalle tombe senza nome. Si diresse verso il centro del cerchio sbattendo le catene fra di loro, urlando e sghignazzando con una voce così cupa e spaventosa che era sicuro che tutti si sarebbero impauriti. Emetteva suoni terribili e lanciava ossa in ogni direzione, immaginando sobbalzi e scontri fra i pastori che tentavano di fuggire in preda al terrore. Più che di spaventarli, in realtà, sperava di essere visto; anche lui aveva diritto ad essere accolto ancora dagli uomini del mondo terreno e poi avrebbe potuto dare loro qualche consiglio sull’ Al di Là… anche se in effetti non lo conosceva affatto. Questo pensiero lo intristì e per reazione cominciò a sbattere le catene ancora più forte, ma nessuno sembrava udire alcunché.
Se ne stava andando sconsolato, quando notò qualcuno che sembrava guardare nella sua direzione. Anzi stava guardando proprio lui e gli stava venendo incontro, facendogli segno con la mano di non scappare.
Quando il cerchio si sciolse e tutti si incamminarono verso il villaggio, i due rimasero soli a parlare. Il vecchio spirito saggio Samhain parlò per primo e chiese a Jack il perché del suo comportamento; lo sapeva già, perché conosceva le storie di tutti gli uomini e gli spiriti della Terra, ma voleva che fosse lui a raccontare, per liberarsi dal proprio dolore. Jack parlò per ore, spiegando di come si sentisse infelice e desiderasse essere accolto nei due mondi. Si sentiva solo e aveva bisogno di essere amato, ma sapeva di essere stato cattivo e credeva di non meritare l’Amore, tanto che non osava nemmeno come chiederlo . In passato aveva fatto molti sbagli: era stato crudele e ingiusto e, non conoscendo altro modo di comportarsi, ora non sapeva come avvicinarsi agli altri senza terrorizzarli.
Quando ebbe finito di parlare, Samhain lo abbracciò così forte e così amorevolmente che Jack si mise a piangere. Pianse a lungo e, quando finalmente riaprì gli occhi, riuscì a vedere un mondo diverso: quelle lacrime avevano lavato via le vecchie immagini del passato. Samhain ne fu felice: <<Ora che riesci a sentire l’Amore e sai di meritarlo, cerchiamo un modo per avvicinarti agli altri. Che ne dici se…>>.
Dopo averlo sentito parlare a lungo così bene, Samhain aveva pensato che Jack sarebbe stato un bravissimo raccontastorie: ruolo perfetto per quelle sere in cui i pastori si riunivano con la famiglia intorno al camino per raccontarsi favole antiche. Sarebbero andati insieme al villaggio e Jack avrebbe sostato un po’ in ogni casa per conoscere tutti e raccontare loro storie nuove.
<<Quali storie?>>, fu la timorosa obiezione. Samhain lo guardò dritto negli occhi e Jack capì di sapere già la risposta; sorrisero entrambi e si abbracciarono. Era l’idea perfetta: lo spirito avrebbe potuto dare sfogo al suo animo turbolento, ma in modo nuovo e utile per lui e innocuo e divertente per gli altri. Aveva trascorsi terribili, quindi cosa avrebbe potuto raccontare se non storie spaventose?
I fuochi accesi e le ombre giganti sulle pareti incorniciarono serate di terrore e risate: i bambini ascoltavano i racconti spaventati e affascinati allo stesso tempo e i grandi furono ben contenti di poter alternare storie di fate a quelle di orrendi mostri paurosi. Tutte le famiglie prepararono spaventose zucche intagliate e cibi per gli spiriti cattivi, perché lasciassero in pace le loro case.
Jack e Samhain erano felici, ma per gli spiriti era arrivato il momento di ritirarsi. Si incamminarono verso il monte parlando di cosa inventare per la prossima notte di fine estate: i pastori e i bambini avrebbero potuto vestirsi da spiriti e mostri e andare in giro per il villaggio di casa in casa e… Era una buona idea? Solo il tempo l’avrebbe detto.
<<Buon Inverno a tutti – salutarono entrambi, voltandosi verso il villaggio – ci vediamo alla prossima All Hallows’ Eve*.>>
*Vigilia di tutti i santi, da cui deriva il nome Halloween.