La seconda Goccia: Simona

Cantastorie: Simona

“IO? Davvero? “, pensava dentro di sé la seconda goccia, mentre ad alta voce si sentiva rispondere:

“Sì, volentieri, anche se non ho capito bene di che cosa si tratta e quale potrebbe essere il mio contributo”.

Era questo il suo problema: non riuscire a sentire il suo posto nel mondo in generale, figuriamoci in un progetto in particolare. Un progetto come quello poi, sul “femminile”, lei che con il femminile era in continua lotta. “Ora basta – diceva – parlare sempre di questo femminile, Contrapporsi sempre così tanto al maschile. Serve tutto, tutto è importante. Non mi sento in questa lotta a spada tratta, non mi sento poi nemmeno così tanto femminile…”

Non ci si sentiva, anzi, non ci si sentiva PIÙ, è più corretto. Tante sono le tradizioni, i dogmi, i traumi, le credenze che ci portiamo dietro, che ci portiamo addosso… e chissà che altro. Lei, piccola grande goccia, tutto questo e il “chissà che altro” se lo portava letteralmente addosso con tutto quel peso, quei chili, gli occhiali. Si guardava allo specchio, quelle rare volte che succedeva, e non riconosceva più niente di sé, né nel corpo né nel viso. Invece di cercarsi, però, si girava dall’altra parte e faceva finta di niente. Lo faceva da così tanto tempo che era perfino riuscita a staccarsi dalla sensazione del suo corpo, quasi da non sentire il peso, fino a quando i chili non furono così tanti che non poté più fare finta di niente. E allora, invece di far finta che non ci fosse il corpo, faceva finta che non ci fosse il femminile.

A volte però lo ricercava, poi lo allontanava di nuovo e via ancora ad incontrarlo. C’era una cosa che la richiamava sempre al femminile: la forza creatrice. A quella non sapeva resistere, da essa non sapeva fuggire. Spesso le si presentava come luccichio negli occhi e come esplosione nel cuore. Una deflagrazione di qualcosa che usciva con prepotenza dalla prigionia delle cellule adipose, che non potevano niente contro il richiamo della Natura Creatrice.

Fu quello il richiamo che avvertì nel sentirsi proporre la partecipazione a quel progetto, che la portò a dire “Sì” senza sapere il perché. Perché poi, quando si sentì dire “Ho pensato a te come Cantastorie”, tutto fu chiaro: raccontare, scrivere, tramandare, divulgare… quella era lei. Era tutto quello che le piaceva fare, era tutto quello che voleva fare nella vita.

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